Forme organizzative per l’evoluzione della cooperazione sociale:

Il contratto di Rete adottato da “Connecta RI” in Toscana


 

Il fenomeno della cooperazione sociale è da sempre caratterizzato da iniziative imprenditoriali svolte nel rispetto dei principi di solidarietà, dei legami sociali e del presidio territoriale. Le visioni cooperativistiche, storicamente permeate da un mix di volontariato e professionalità, finalizzate a garantire occupazione ed erogazione di servizi alla comunità hanno attraversato nell’ultimo decennio una fase evolutiva incentrata sui cambiamenti dei mercati di riferimento, che richiedono oggi maggiori requisiti di competitività, professionalità e capacità di innovazione.

 

I consorzi di cooperazione (una delle forme più diffuse di aggregazione) la cui funzione è quella di svolgere il ruolo di “general contractor” per le associate favorendo la partecipazione coordinata agli appalti pubblici non sono più in grado di seguire le esigenze di un mercato sempre più caratterizzato da bisogni sociali diversificati ed in continuo aumento e da una sostanziale riduzione delle risorse pubbliche.

 

Il mondo cooperativistico si trova oggi nella condizione di dover rinnovare il senso della dimensione consortile, anche assumendo nuove forme organizzative in grado di progettare un offerta di servizi competitiva e funzionale ai nuovi bisogni sociali, ma soprattutto in grado di orientare il surplus di ricchezza generato verso investimenti strategici mirati.

 

Nuove forme organizzative sono state poste in essere dai player del mercato spesso in maniera disomogenea ma all’interno di questo scenario merita opportuno approfondimento il progetto iniziato nel 2020 da 9 aziende toscane, che hanno istituito un contratto di Rete di impresa ( “Connecta Rete Imprese”). Le imprese aderenti sono formate da Arnera società cooperativa sociale (cooperativa multiservizi di tipo A e B, Pontedera, Pisa), G.Boscaglia Srl (servizi di gestione del verde, Radicondoli, Siena), Skyfall Srl (società di consulenza strategica, Viareggio, Lucca), Don Bosco società cooperativa sociale (gestione verde, Pisa), Oltre l’Abitare Srl (Pontedera, Pisa), Cooperativa Costruzioni Empolese società cooperativa (Empoli, Firenze), Melograno società cooperativa sociale (Follonica, Grosseto), Toscoservice Logistica e Servizi Integrati società cooperativa (Pontedera, Pisa) e CCE società cooperativa (Bibbiena, Arezzo).

 

 

 

In questo senso appare interessante approfondire le caratteristiche del “contratto di rete”, introdotto nel nostro ordinamento dalla legge 33/2009, che rappresenta un modello di collaborazione tra imprese innovativo, flessibile e vincente.

 

Da un punto di vista giuridico, la Rete è caratterizzata da una comunione di scopo tra una pluralità di contraenti (retisti) che mettono reciprocamente a disposizione le proprie competenze e conoscenze: ciascun retista, nell’esercizio delle proprie attività, offre agli altri il proprio contributo per il raggiungimento di un fine comune.

 

La Rete, pertanto, rappresenta una forma di cooperazione strategica fra imprese, soprattutto di piccola e media dimensione, in forza della quale si sviluppano sinergie e si realizza quel cambiamento culturale ed organizzativo che rappresenta un elemento indispensabile per rispondere congiuntamente alla perdurante crisi economica ed affrontare le nuove sfide dell’innovazione e della flessibilità.

 

Aspetto da sottolineare è l’analisi dei componenti della rete: a fianco di una maggioranza di aziende a spiccata vocazione sociale, notiamo anche la presenza di aziende “for profit”. Le reti d’impresa nascono solitamente da soggetti accumunati da una identità comune mentre in questo caso stiamo assistendo alla ricerca di comunioni di scopo tra più soggetti diversi, pronti a far nascere inediti punti di contatto dalle reciproche complementarietà.

 

 

Nel caso di Connecta, la missione perseguita dai retisti consiste infatti nell’accrescere la loro capacità di penetrazione sui mercati mediante una adeguata sinergia di rapporti lavorativi, formativi e commerciali; nel favorire la razionalizzazione e la migliore organizzazione degli aderenti fornendo loro vantaggi ed utilità derivanti dalla gestione in comune di acquisti, investimenti, attività amministrative, formative, tecnico commerciali; nel condividere esperienze e buone pratiche; nello sviluppare il mercato dei servizi evoluti; nello studiare e predisporre uno strumento operativo che possa intervenire a sostegno delle imprese in crisi a tutela del lavoro.

 

Oltre alla creazione di sinergie interne, i retisti hanno anche creato i presupposti per agire direttamente sul territorio costituendo ConnectaH srl, braccio operativo della rete per orientare il surplus di ricchezza generato verso progetti ad alto impatto sociale. Pur trattandosi di una srl “for profit”, ConnectaH srl ha infatti strutturato dei patti sociali che prevedono l’obbligo di indirizzare le proprie risorse strategiche, economiche e gli interventi finanziari in attività finalizzate all’utile sociale, ambientale e culturale. In sostanza il veicolo connectaH srl potrà agire come un vero e proprio business angel con l’ottica di garantire salvaguardia, continuità e ricaduta lavorativa.

 

 

L’esempio di Connecta e delle aziende retiste seppur in fase sperimentale, merita una attenta osservazione. L’evoluzione di questa struttura organizzativa potrebbe risultare un modello di best pratices da prendere ad esempio e da replicare non solo nel mondo cooperativistico ma anche nel più esteso panorama delle PMI. L’attenzione agli impatti sociali, all’inclusione lavorativa, al sostegno del territorio, al mantenimento della continuità aziendale, alla ricerca di professionalità complementari tramite forme di collaborazione innovative, appare oggi l’unica via percorribile per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.

 

 

Stefano Vannucci

 

 

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