Migliora la salute del sistema bancario ma il Credito alle PMI non riparte

Rapporto sulla stabilità finanziaria 2/2019: Fonte “Banca d’Italia”


 

Il rapporto sulla stabilità redatto da Banca d’Italia è la principale pubblicazione di analisi del settore finanziario italiano e fornisce informazioni sulle condizioni del sistema e sui principali fattori di rischio di origine interna ed internazionale, valutandone i possibili impatti. Tra le varie tematiche affrontate, la pubblicazione tratta anche una approfondita analisi sul grado di salute del sistema bancario Italiano.

 

Dagli ultimi dati disponibili, emerge un graduale rafforzamento dei bilanci delle banche europee ed una maggiore solidità del settore nel quale però permangono casi di vulnerabilità. Il comparto infatti si caratterizza ancora per bassa redditività e per quotazioni azionarie che si rivelano sempre molto contenute rispetto ai valori di bilancio, in particolare per gli intermediari di maggiore dimensione e complessità.

 

In Italia i rischi per la stabilità finanziaria si sono leggermente attenuati negli ultimi mesi, in seguito al calo dei premi per il rischio sovrano. Il deterioramento del quadro macroeconomico e l’elevato debito pubblico continuano a rappresentare elementi di debolezza ed espongono l’intera economia ai rischi connessi con un riacutizzarsi delle tensioni sui mercati.

 

Il quadro delle banche italiane è comunque in costante miglioramento: il premio per il rischio di insolvenza dei due principali gruppi bancari italiani, misurato dagli spread sui credit default swap (CDS), è sceso di circa 25 punti base e si colloca poco al di sopra del valore medio degli altri grandi intermediari europei. Anche il divario negativo tra la redditività attesa e il costo del capitale si è ridotto di 150 punti base, soprattutto in seguito al calo di quest’ultimo, ma è ancora molto ampio (-4,0 %).

 

Gli scenari previsionali mostrano una ulteriore e progressiva riduzione della rischiosità degli attivi delle banche italiane, attraverso la cessione dei crediti deteriorati e politiche di erogazione dei prestiti molto selettive (Nel primo semestre del 2019 i crediti deteriorati ceduti, al lordo delle rettifiche di valore, sono stati pari a 8 miliardi; le operazioni chiuse dopo il 30 giugno ammontano a circa 12 miliardi).

 

Alla fine di giugno le consistenze di crediti deteriorati al netto delle rettifiche di valore erano scese a 84 miliardi (177 al lordo delle rettifiche), il 7 % in meno rispetto alla fine del 2018; il rapporto con il totale dei finanziamenti (incluse le esposizioni interbancarie e verso banche centrali) è sceso al 4%.

 

Il tasso di copertura (misurato dal rapporto tra le rettifiche di valore e l’ammontare dei crediti deteriorati lordi) si è mantenuto costante al 52,5 %.

 

I flussi di nuovi crediti deteriorati, valutati in rapporto al totale dei prestiti in bonis, sono di nuovo scesi, soprattutto per effetto del basso livello dei tassi di interesse.

 

L’incidenza dei crediti deteriorati netti sui finanziamenti delle banche significative italiane rimane ancora superiore di due punti percentuali rispetto a quella delle banche significative dell’area dell’euro. Le proiezioni Banca d’Italia, basate sulle strategie di riduzione dei crediti deteriorati formulate dalle banche all’inizio dell’anno indicano che l’incidenza di queste attività sul totale dei finanziamenti diminuirebbe alla fine del 2021 al 2,9 % al netto delle rettifiche (5,8 % al lordo).

 

L’analisi elaborata da Banca D’Italia mostra un quadro in sostanziale miglioramento, ma la propensione delle banche ad assumere nuovi rischi è bassa: la crescita del credito al settore privato non finanziario è pressoché nulla ed i finanziamenti alle imprese aumentano soprattutto per le grandi aziende con merito di credito elevato alle quali continuano a essere praticati tassi molto contenuti.

 

Si amplia quindi l’eterogeneità della dinamica del credito tra classi di rischio e dimensione d’impresa, con un peggioramento graduale delle condizioni di accesso al credito per le aziende più piccole.

 

Questa tendenza, che a partire dalla crisi del 2010 veniva descritta come fenomeno del “Credit Crunch”, nonostante la ritrovata stabilità del sistema bancario, è oggi una realtà più che mai consolidata con cui le Pmi devono interfacciarsi.

 

 

 Stefano Vannucci

concredito

 

 


 

 

 

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