Come aiutare le aziende in difficoltà?

Il possibile ruolo del credito e in particolare di Leasing e Factoring


 

In questa riflessione cerchiamo di dare un contributo analizzando ruoli e possibilità per il sistema bancario nazionale lasciando ad altri, per competenza, discernere ruoli strumenti e provvedimenti di natura politica-sociale da porre in essere da subito per affrontare l’emergenza e, a seguire, per consolidare una possibile ripresa (sicurezza/lavoro).

 

Continuiamo a credere che le persone che hanno fatto e fanno la banca continueranno ad avere un ruolo non certo secondario nella gestione delle crisi e nello sperabile sviluppo economico del Paese. Le condizioni strutturali della nostra economia reale, infatti, non consentivano e non consentono oggi di marginalizzare il ruolo degli istituti di credito a tutti i livelli.

 

Per tutto questo riteniamo che debbano aumentare impegno, responsabilità sociale e professionale: le difficoltà vecchie e nuove devono sperabilmente vederci tutti impegnati per un cambiamento significativo e positivo che rappresenti una iniziativa forte e coraggiosa.

 

In particolare, il prodotto leasing, pro-ciclico, perché finanzia sostanzialmente gli investimenti produttivi, costituirà una leva centrale per la ripresa. Anche il factoring, prodotto anticiclico, sarà di fondamentale importanza alle aziende per sostenerne ed aumentarne la liquidità nella stagione più critica del “Covid” e del “Post Covid”.

 

In questo quadro di riferimento l’iniziativa delle autorità di governo in senso lato dovrebbe poter procedere:

1)     Mettendo in sicurezza massima la salute dei cittadini rafforzando le strutture sanitarie di base.

2)     Operando scelte di sostegno economico non “a pioggia” ma mirate ad aiutare la creazione di valore con un recupero effettivo di risorse disponibili finalizzate al rilancio effettivo dell’economia.

 

Certamente il terziario in generale, ma evidentemente non solo, appare il settore maggiormente in difficoltà e non appare nemmeno facile trovare misure di sostegno reale adeguate ai bisogni senza operare disparità sociali a vantaggio dei più forti fra gli operatori. Però la classe dirigente di un paese può e deve operare delle scelte sapendo che si può anche sbagliare e non incontrare sempre la popolarità delle proprie indicazioni.

 

Seguendo l’attuale direzione il governo dovrà assumersi le proprie responsabilità operando nell’interesse del superiore bene comune rispetto alle esigenze, pur comprensibili, ma oggi secondarie, di avere un consenso generale che nei momenti di grande difficoltà mai ha aiutato a fare il bene effettivo del paese reale.

 

Il tessuto economico sociale del nostro paese è formato da circa 4 milioni di aziende specialmente medio/piccole. Il PIL arretrerà nel 2020 per circa il 10/13% (secondo le indicazioni meno catastrofiche). Bene, se il PIL nazionale diminuisce del 10% vuol dire che a grandi linee il 10% delle nostre aziende (400.00) usciranno dal mercato. Questo significa che la contrazione del prodotto interno lordo porterà alla perdita di circa mezzo milione di piccoli imprenditori e di circa 800.000/1.000.000 di posti di lavoro.

 

“Non si può cambiare il vento, ma aggiustare le vele”, questo principio fisico vale anche nell’economia reale. Questo significa che, come ha sostenuto con convinzione Albert Einstein, la crisi è pur sempre una occasione di sviluppo.

Lo spazio che sarà lasciato sul campo da circa 4/500.000 aziende che non sopravvivranno alla crisi sarà indubbiamente l’occasione per una crescita a fine 2020 e soprattutto nel 2021 (se non ci saranno sperabilmente ulteriori crisi sanitarie gravi come nella scorsa primavera) per poter crescere per le imprese e gli imprenditori che hanno positivamente resistito alla crisi.

 

Questo vuol dire anche che una parte – speriamo maggioritaria – della forza lavoro espulsa dal processo troverà una riallocazione con la crescita del PIL del 2021. Questa è la speranza che deve però per potersi realizzare essere accompagnata con impegno, intelligenza e creatività dei soggetti realmente interessati allo sviluppo.

 

Il governo del paese insieme alla CEE deve comprendere fino in fondo questa esigenza di creazione di nuova ricchezza (innovazione di prodotto e di processo, nuove specializzazioni, oltre ad una riconversione necessaria verso una economia “sostenibile anche e soprattutto sul piano ambientale e sociale). Su queste scelte chi ha il governo della economia deve trovarsi attento e preparato ma soprattutto i soggetti interessati, gli imprenditori “vecchi e nuovi”, debbono saper rispondere alle esigenze del cambiamento per affrontare gli scenari futuri con coraggio e non con rassegnazione, con inventiva e creatività, forti di una occasione irripetibile di ripresa e di sviluppo in un contesto di impegno creativo, intelligenza operativa e forte competitività necessaria per affrontare un mercato che non farà certamente sconti ad alcuno. La ripresa effettiva passa sicuramente da queste scelte rispetto alle quali, noi tutti e senza eccezioni, siamo chiamati a rispondere.

 

 

A cura del Dott. Gianfranco Antognoli

 

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